Aiutare oggi e immaginare il domani
Aiutare oggi e immaginare il domani
L’esempio di De Gasperi
#editoriale
di ANDREA MONDA
(L’Osservatore Romano del 9 aprile 2020)
l 3 aprile il Papa ha offerto la sua messa del
mattino per le persone che “pensano al dopo”,
più esattamente queste le sue parole: «C’è
gente che da adesso incomincia a pensare al
dopo: al dopo la pandemia. A tutti i problemi
che arriveranno: problemi di povertà, di lavo-
ro, di fame. Preghiamo per tutta la gente che
aiuta oggi, ma pensa anche al domani, per
aiutarci a tutti noi».
È vero, esistono persone che hanno la capa-
cità della pre-visione, di prevedere, loro sono i
veri “prudenti”. Prudenza infatti viene da pre-
videnza, è il contrario di quello si pensa co-
munemente, cioè la prudenza come il “non
muoversi”, il frenare per evitare rischi. No, la
prudenza è proprio l’arte di sapersi muovere
anche nelle situazioni di difficoltà, di preparar-
si per l’azione al tempo delle avversità, di sa-
pere quindi progettare il futuro. Il prudente è
proprio colui che esce dalla paralisi che spesso
è provocata dalla paura. Questo progettare,
gettare davanti, ha a che fare con il pensiero e
l’immaginazione, con la capacità di intuire
quello che già è presente ma ancora in forma
nascosta, i semi per ora sepolti nella terra ma
che presto germoglieranno.
Ma esiste davvero questa gente di cui parla
il Papa? Ci sono persone che, già oggi, riesco-
no a pensare a domani? La crisi che il mondo
sta vivendo sembra aver messo in crisi anche
la capacità della previsione, come se ci fosse
una carenza di profezia. È talmente radicale,
estrema, l’emergenza che sta attanagliando
giorno dopo giorno le diverse nazioni e conti-
nenti che vengono colpiti dal virus che sentia-
mo di non essere in grado di progettare, di
pensare al mondo che verrà dopo la fine della
pandemia. Questo male è al tempo stesso anti-
co e inedito e ci fa perdere i consueti punti di
riferimento e anche le istituzioni politiche che
dovrebbero esercitare il ruolo di guida, sem-
brano non avere parole per reagire alla sfida
dell’oggi e visioni per immaginare il futuro.
Se vediamo indietro nella storia, sia quella
civile che della Chiesa, vediamo che in realtà
la storia presenta delle figure di uomini capaci
di leggere in anticipo l’evolversi del tempo e
di intervenire con spinta innovatrice e riforma-
trice.
Proprio il 3 aprile del 1881 a Pieve Tesino
nasceva Alcide De Gasperi. A lui è attribuita
la battuta che distingue il politico dallo stati-
sta per cui il primo pensa alle prossime elezio-
ni, il secondo alle prossime generazioni. Forse
la frase non è sua ma senz’altro di lui si può
dire che è stato un grande statista. Nel Natale
del 1938, con il fascismo all’acme della sua for-
za, ben lungi dall’inizio della guerra, a casa di
Giuseppe Spataro, Alcide De Gasperi (lo ri-
corda Adriano Ossicini nella sua autobiogra-
fia) si chiamò in disparte i quattro, cinque
amici presenti, e pose loro il problema: «Noi
oggi, ci dobbiamo preparare, dobbiamo pensa-
re al dopo, a quando il fascismo sarà caduto,
perché non ci vorrà molto». E per tutta la se-
conda metà degli anni ’30 in Vaticano, come è
raccontato nel saggio di Giuseppe Sangiorgi
su De Gasperi, aiutato e stimolato dal Sostitu-
to mons. Montini e dal direttore de «L’O sser-
vatore Romano» Giuseppe Dalla Torre, insie-
me a Guido Gonella e pochi altri, cominciaro-
no a preparare le “schede della democrazia”,
una serie di studi monografici su vari temi,
dalla politica estera e interna all’economia e
alle questioni sociali, tutto materiale che poi
confluì nei lavori dell’Assemblea Costituente,
come ricordò poi lo stesso Gonella. I cattolici
arrivarono preparati alla sfida della ricostruzio-
ne del paese, grazie al lavoro di persone come
lo statista trentino. Questi uomini dunque esi-
stono, e il Papa ci esorta oggi a pregare per lo-
ro, perché senza l’aiuto degli altri e delle loro
preghiere, essi non avrebbero potuto svolgere
il loro lavoro profetico di cui sempre, non solo
oggi, il mondo ha bisogno.